L’OSSESSIONE PER LE MIE FIGLIE DEL SITO LGBT

11 Ottobre 2017 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Leggevo di Francesca Barra e Claudio Santamaria, degli articoli di Corriere della Sera e Repubblica, delle puntate delle Iene e di SkyTg24, dei siti come Dagospia che hanno massacrato un idiota dipendente della Regione Basilicata che ha insultato lei e lui mettendo di mezzo una figlia. Mi sono venute in mente le proteste di Laura Boldrini per gli insulti che subisce e allora vediamo se stavolta un pizzico di onestà intellettuale spunta a qualcuno. Quello che hanno subito per mezza giornata Barra e Santamaria non io, che ho la pelle spessa e secondo alcuni mi merito ogni insulto, ma mia moglie e le mie figlie lo subiscono letteralmente ogni giorno da anni. Per la precisioni i siti della mafia Lgbt sono specializzati in questa forma violentissima di stalking. C’è addirittura un sito arcobaleno che si chiama Gayburg che ogni giorno che Dio manda in terra spalma sulla rete una valanga di merda direttamente rivolta contro le mie bambine, con forme di volgarissima ossessione che vorrei che Francesca Barra e Claudio Santamaria, Corriere della Sera e Repubblica, le Iene e SkyTg24, Dagospia e tutti voi possiate valutare per comparare. Perché non vorrei che se stai con un attore alla moda l’offesa vale cento, se stai con un giornalista cattolico invece l’offesa fa ridere e si può fare.
Cito testualmente dall’articolo dell’11 ottobre del sito Lgbt che ho indicato: “…diffamiamo pubblicamente chi vogliamo così difenderemo quel tizio che in futuro potrebbe approfittare di un gioco per palpare la vagina e le tette delle sue figlie…”. E ancora, sempre dall’articolo in questione: “…dovrebbe etichettare come «innocenti battute» anche chi dovesse pubblicamente proporre di bruciare viva sua figlia…”. Non basta? Ce n’è ancora: “Interessante è anche come Adinolfi citi la Costituzione per poi doverla integrare con frasi che non esistono, modificando il senso alle parole pur di sostenere che lui debba essere ritenuto superiore agli altri perché si è fottuto le madri delle sue due figlie”. Gran finale: “Detto dal fratello di una suicida (da cui pare non aver manco imparato che il malessere può uccidere) pronto a vantarsi dinnanzi al mondo di come lui esiga che le sue figlie siano scopate da maschi pronti a non usare il preservativo”. La suicida in questione per chi non lo sapesse è mia sorella. Questo, cari Barra e Santamaria e Boldrini eccetera, non è un commento su Facebook. Questo è un articolo che viene censito da Google News perché la testata in questione è considerata sito di informazione, dunque se cercate notizie su di me, questo è ciò che esce in testa ai motori di ricerca.
Ma diciamo che l’articolista è impazzito solo per questo pezzo, in fondo i latini dicono che semel in anno licet insanire, perdoniamolo. Andiamo all’articolo del giorno precedente, 10 ottobre. Ripeto, articolo, reperibile su Google News, non commento sui social (su cui potremmo aprire semplicemente la quotidiana cloaca con centinaia di messaggi di minacce e insulti). Questo è l’articolo dello stesso sito il giorno prima: “Vale la pena sottolineare che Gayburg non ha mai augurato la morte alla figlia di Adinolfi. Probabilmente il riferimento è una totale distorsione in perfetta malafede di un semplice ragionamento che presentammo qualche tempo fa, notando come Adinolfi non possa ancora sapere quale sessualità svilupperà sua figlia e non possa sapere con certezza che la sua politica non si ritorcerà mai contro la sua stessa famiglia”. Alla fine di quel “ragionamento” si auguravano come ritorsione che mia figlia di sette anni finisse per impiccarsi.
Giorno precedente ancora, articolo del 9 ottobre 2017: “In ballo c’è il rischio che questo indivuduo possa spingere alla morte degli adolescenti solo perché Adinolfi sostiene che la sua passione per le donne sia gradita ad un Dio che sicuramente odierebbe le sue figlie qualora avessero una natura diversa da quella che lui esige debbano avere”. Non c’è giorno in cui l’ossessione dell’articolista per le mie figlie non provochi un articolo, lo ripeto un articolo e non un commento su Facebook, di questo genere. Il campionario di insulti poi ha infinite varianti: “L’uomo che dice di detenere la verità sulla famiglia mentre non ha neppure saputo aiutare sua sorella, con suicidatasi mentre lui fatturava vendendo libri”. Mia sorella si è suicidata nel 1997, nessun mio libro è datato ante 1997: altra caratteristica di queste frasi orrende è che sono completamente false e inventate di sana pianta con la perversa finalità di fare male. Come quest’altra: “Adinolfi potrà anche avere le idee più perverse e idiote di questo mondo, ma non altrettanto accettabile è che pretenda di danneggiare la vita altrui solo perché sbraita quanto esiga di essere reputato superiore agli altri solo perché si è fottuto un paio di mogli e ama raccontare pubblicamente i suoi amplessi”.
Fottere, tette, vagina, suicidi, figlie: l’immaginario e anche il linguaggio dell’estensore di questi articoli ossessivi contro le donne della mia famiglia sono schifosamente perversi, lo ripeto ne scrive uno al giorno e finiscono tutti in Google News perché il sito in questione è considerato fonte di informazione e non spazzatura come dovrebbe essere. Tutto questo susciterà per caso una mezza levata di scudi? Che dite, questa galleria dell’orrore andiamo a chiuderla d’imperio signora presidente Boldrini (e caro amico Stefano Menichini
capo ufficio stampa della Camera), o la questione degli insulti via web vale sola a seconda di chi insulta e a seconda di chi li subisce, per cui la mafia Lgbt gode di protezione dagli amici della cosca e le mie familiari sono meno femmine delle altre femmine?
Vediamo un po’ ora che succede.