L’ESEMPLARE CASO DI MARCO PREDOLIN

10 Ottobre 2017 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Il Grande Fratello Vip, la trasmissione in assoluto più oscena dell’anno, ci fornisce un’occasione in più di riflessione su un tema: è ormai vietato per chi lavora in televisione avere opinioni che non siano vidimate dalla mafia Lgbt che domina i palinsesti nei programmi di informazione come in quelli di intrattenimento, nelle reti del servizio pubblico radiotelevisivo come in quelle di proprietà berlusconiana.
A Raiuno nella trasmissione per famiglie per eccellenza che è Unomattina il giornalista Franco Di Mare, conduttore, offende i polacchi che hanno presidiato i confini del loro paese recitando il rosario affermando che “non sono veri cristiani”; a Raitre la scrittrice Michela Murgia regala 46 minuti di spot alla propaganda dell’utero in affitto, con 18 minuti di comizio senza contraddittorio di Nichi Vendola che riesce a dire che “il neonato è una straordinaria avventura del linguaggio, non un dato biologico” e altre supercazzole del genere sulle donne delle quali ha sfruttato condizione di bisogno attraverso i suoi denari per acquistare e locare ovulo e utero; sempre Raitre continua a vivere gli sprechi della direzione Daria Bignardi, che ha fatto profumatamente pagare i suoi amici, da Cristiana Mastropietro ai Pesci Combattenti che sarebbero lei e il fratello Roberto fino ai cari figli di presidenti della Rai di Stato Civile, per produrre programmi che fanno il 3% di share come la Murgia con il suo Chakra (dunque in termini televisivi sono noiosissimi e colossali flop, come ovviamente devono essere i programmi tv ideologici che hanno finalità di indottrinamento).
Dove la mafia Lgbt domina incontrastata è nelle televisioni berlusconiane, dove semplicemente non c’è diritto di parola per la posizione di chi ad esempio pensa che la famiglia sia quella definita dall’articolo 29 della Costituzione (“società naturale fondata sul matrimonio”), che il matrimonio deve essere tra uomo e donna, che il bambino ha diritto a una mamma e a un papà, che l’utero in affitto è uno schifo che andrebbe bandito come crimine contro l’infanzia e l’umanità. L’esempio più evidente è stato il massacro in ogni puntata del povero Marco Predolin, tra i protagonisti del Grande Fratello Vip, prima cacciato dalla trasmissione con la scusa di una bestemmia, poi sottoposto ad una serie di processi pubblici in tv, culminati in un rito ordalico promosso dalla sacerdotessa di questi eventi, Barbara D’Urso. La quale domenica ha convocato un vero e proprio tribunale con i soliti Cecchi Paone e Eva Grimaldi per triturare il malcapitato Predolin secondo il metodo già messo a punto qualche tempo fa con Guido Barilla: se osi dire qualcosa attraverso i grandi mezzi di comunicazione che irrita la mafia Lgbt, verrai massacrato fino a quando non abiurerai altrimenti ti sarà precluso l’accesso a qualsiasi trasmissione.
Predolin ha capito l’antifona e davanti alla raggiante Barbara D’Urso, non a caso conduttrice del primo storico Grande Fratello, si è cosparso il capo di cenere e si è detto pentito di qualche innocente battuta riservata ai gay, tipi estremamente permalosi. Giusto in tempo per vedere Ilary Blasi e Belen Rodriguez baciarsi lunedì sera in prime time ovviamente “contro l’omofobia”, senza ricordarsi di essere madri e persino mogli, evidentemente senza riguardo per i loro mariti o compagni. Questo è essere bacchettoni? Ovviamente arriveranno questo tipo di accuse. Bisogna solo applaudire. Se non applaudi sei “fermo agli Anni Ottanta”. E non può essere che gli Anni Ottanta fossero migliori di questi anni indecenti? Eh no, se provi a dirlo poi si incazza Eva Grimaldi. Ma è la stessa Eva Grimaldi che per anni ha fatto finta di essere la fidanzata di Gabriel Garko lucrando copertine su copertine dei settimanali patinati mentre oggi invece ci spiega che è tanto innamorata e da sempre di Imma Battaglia, storica militante Lgbt? Mode che vanno, mode che vengono, soprattutto convenienze che vanno e denari che vengono, tanto al fondo la mafia di quel mondo solo ai denari è tanto affezionata e alla visibilità televisiva che li precede e li genera.
Caro Predolin, il tuo caso è emblematico, ti sei piegato, hai chiesto scusa, hai baciato la pantofola della Papessa Barbara che ti darà qualche ospitata e poi dopo averti usato non ti chiamerà più, ma conta di più la dignità. Se ti invitassero di nuovo, mandali a stendere, loro e loro ipocrisie gonfie solo di cerone, botulino e denaro, prive di qualsiasi capacità di contatto con il popolo, la realtà, la verità.