Volete dare un giudizio obiettivo sulla legislatura che si sta concludendo, quella delle intese prima larghissime poi solo larghe, quella della collaborazione tra centrosinistra e centrodestra? Semplice, basta guardare i numeri. Qual è la prima esigenza del Paese? Lo dicono tutti, il lavoro. Alla fine del 2012, quando la sedicesima legislatura repubblicana chiuse i battenti dopo anni economicamente tragici e le tempeste (agitate ad arte?) dello spread, in piena recessione, il tasso di disoccupazione era del 10.7%, quella giovanile toccava il 35.3%. Quali sono i dati freschi freschi comunicati dall’Istat poche ore fa? Disoccupazione generale al 12% e giovanile al 40.1%. Una catastrofe. E il debito pubblico? A fine 2012 era pari a 1.989 miliardi di euro, ora vale 2.230 miliardi, i nostri governanti largointesisti l’hanno fatto crescere di 240 miliardi di euro a fronte di una crescita del Pil di 50 miliardi di euro, insomma i nostri debiti crescono a un ritmo del quintuplo di ciò che produciamo, siamo tecnicamente falliti. Il tasso di povertà registrato da Istat è il più alto dal 2005, con quasi 5 milioni di italiani che sono poveri, più di un milione e mezzo di famiglie. La legislatura doveva essere ricordata per la riforma costituzionale (bocciata dal referendum), per la riforma elettorale detta Italicum (cancellata con ignominia), per la riforma della pubblica amministrazione (bocciata dalla Corte costituzionale) e per il Jobs act (bocciato dai numeri sull’occupazione). Hanno governato con mance e mancette per comprarsi il consenso elettorale e manco in quello sono riusciti. Ah, ma hanno varato divorzio breve e unioni civili con voto bipartisan. Bipartisan (nel caso del divorzio breve praticamente unanime). Non dimenticatevelo. Leggete i numeri. Come sempre spiegano tutto.