SE I CATTOLICI CONTINUANO AD ESSERE AMBIGUI

2 Novembre 2016 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Non sono un “fissato” con il referendum, credo onestamente che vincerà il sì per una serie di molteplici fattori (potere delle televisioni tutte schieratissime come sempre con il governo, disimpegno sostanziale dei leader delle opposizioni primi fra tutti Grillo e Berlusconi dalla battaglia per il no, pressioni e influenze internazionali) e altrettanto onestamente io voterò no perché così ha deciso l’assemblea nazionale del Popolo della Famiglia l’11 giugno scorso e per un vasto elenco di valutazioni di merito e politiche che già conoscete e su cui magari torneremo tra qualche giorno. Non ho astio per chi vota sì, ma mi infastidisce la messa in scena vecchio-nuovo che sono riusciti a mettere in campo con i vari duelli Renzi-Zagrebelski o Renzi-De Mita per non parlare dell’ingegnoso meccanismo di elevare Massimo D’Alema a emblema simbolico dei sostenitori del no.
Purtroppo ancora una volta è dal mondo cattolico, che potrebbe essere determinante, che arriva la solita incapacità ad essere incisivi. La Conferenza episcopale italiana si è riparata dietro un generico invito alla partecipazione consapevole al voto, Avvenire ovviamente segue, il documento di Comunione e Liberazione sul tema referendario è archiviabile alla voce “supercazzole” e in generale i movimenti cattolici stanno alla finestra e aspettano inerti il 4 dicembre. Peccato. Si poteva ancora una volta essere ago della bilancia e invece s’è deciso di non pesare.
In questo clima mi arriva una lunga lettera del presidente del Movimento per la Vita, onorevole Gianluigi Gigli, che domani troverete su La Croce. Ce l’ha con un articolo di Joseph Brie e con un mio commento su Facebook, ci chiede pubblicazione integrale e pubblicazione integrale avrà. Con poche righe mie di risposta. Queste:
“Caro onorevole, come lei stesso ha onestamente riconosciuto nella sua missiva, la testata che dirigo presta molta attenzione all’attività del Movimento per la Vita e sua come presidente, sottolineando comportamenti positivi con pubblico plauso e stigmatizzando quelli che riteniamo negativi. Quando lei scrive ‘è un’ambiguità che rivendico’ rispetto al tema del referendum del 4 dicembre, criticando invece la nostra posizione esplicitamente rivolta a far votare no, a nostro avviso commette un errore. Si tratta solo della nostra opinione, nulla di terribile. Così come continuiamo a considerare un suo plateale errore restare nella maggioranza a sostegno di un governo che ha devastato la famiglia naturale, legittimato di fatto persino l’utero in affitto, condotto l’Italia al record negativo di nascite (mentre restano più di centomila gli aborti). Non se ne abbia a male ma a noi non piace l’ambiguità e consideriamo grave il rivendicarla. Siamo fatti così, ci hanno spiegato che il nostro parlare non deve essere ambiguo, deve essere sì, sì o no, no. E lo rivendichiamo”.
Conviene stare con Renzi e con il governo, con chi comanda in generale, lo capisco. Poi però se becchi qualche critica, dovresti metterla nel conto, non scrivere “è un’ambiguità che rivendico”. Davvero qualche volta penso di essere io tutto sbagliato, una frase del genere non l’avrei potuta né pensare né tantomeno scrivere. Ma ormai funziona così, nella battaglia si diserta e si pretende pure di dire che disertare sia giusto. Stare con quelli che vanno in copertina su Chi sbandierando il traguardo di libertà rappresentato dall’utero in affitto è inevitabile per sopravvivere politicamente e dunque guai a chi critica. Non lo so, viene davvero la voglia di lasciare perdere tutto…