VIVA L’ITALIA, L’ITALIA CHE RESISTE

26 Settembre 2016 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi
Repubblica ci informa: “Niente nozze gay a Favria, in provincia di Torino”. Quando è stato introdotto il matrimonio gay in Italia? Ci siamo persi qualcosa? Per abituarvi tramite il linguaggio tutte le televisioni, tutti i giornali definiscono sempre le unioni civili omosessuali come “matrimonio gay”. Repubblica oggi scrive testualmente: “Niente sposi gay a Favria, Comune di 5.200 abitanti in provincia di Torino. Il sindaco Serafino Ferrino si rifiuta di celebrare il matrimonio di due ragazzi”. Spieghiamolo al giornalista di Repubblica e all’Italia intera: attualmente due ragazzi in Italia non possono contrarre matrimonio, non sono “sposi”. A giugno è stata approvata una brutta legge grazie alla quale due ragazzi possono unirsi civilmente come “formazione sociale particolare” ex articolo 2 della Costituzione. Cancellato il riferimento all’articolo 29 della Costituzione, quello che definisce e riconosce la famiglia “come società naturale fondata sul matrimonio”, che è un’altra cosa. Questo non lo dice La Croce, il Popolo della Famiglia o i cattivoni omofobi. Lo dice la legge che Cirinnà e compari hanno approvato. La prima resistenza passa dal linguaggio e dalla conoscenza della tecnica melliflua dei sostenitori dei falsi miti di progresso.
Passiamo alla notizia contenuta nell’articolo di Repubblica, così sbagliato nelle premesse. C’è un sindaco in Italia che non solo rifiuta “le nozze gay”, non solo non celebra unioni civili, ma rifiuta anche di delegare altri a farlo. Fa l’obiettore di coscienza, quella che Papa Francesco ha definito “sacra” e che ai tempi degli obiettori di coscienza pacifisti contro la leva militare, tanto per fare un esempio, veniva praticata totalmente contra legem: l’obiezione era, infatti, di coscienza. Lo è anche stavolta da parte di questo coraggioso sindaco, la legge gli intima di assoggettarsi alle unioni civili, lui le rifiuta: “Non è una sfida alla legge solo che non me la sento di andare contro precisi dettami etici che mi appartengono. E in questa posizione sono certo si trovino tantissimi sindaci in Italia. Il matrimonio non è stato impedito ma non ho intenzione di delegare nessuno. Questa legge è un errore e non vedo perché un sindaco debba essere obbligato a rispettarla andando contro i propri principi etici”. Chiaro e cristallino. Il sindaco coraggioso di Favria si chiama Serafino Ferrino.
Come ricorda sempre Gianfranco Amato i cultori dell’obbligo dell’assoggettarsi alla legge che rifiutano l’obiezione di coscienza perché la legge è sempre giusta, dovrebbero ricordare che non è passato poi moltissimo da quando nel 1938 le leggi “sulla difesa della razza” obbligavano gli italiani a denunciare gli ebrei. Chi ha rifiutato quella legge ha dunque colpa grave secondo Cirinnà e compagnia? La legge non è sempre giusta e se configge con la coscienza può essere disattesa, nessuno può obbligare un eletto ad agire contro i propri convincimenti etici. Ha ragione Serafino Ferrino e noi siamo totalmente solidali con il suo atto di resistenza civile che tanto ha scandalizzato i benpensanti.
Contro la posizione del sindaco si schierano due soggetti. L’Arcigay di Torino e il Movimento Cinque Stelle. I primi con la presidente Francesca Puopolo dichiarano: “Troviamo imbarazzante che il sindaco si celi dietro l’obiezione di coscienza, non trovando altro modo per impedire l’unione. La legge sulle unioni civili non prevede la possibilità di obiezione di coscienza, al contrario in caso di rifiuto di celebrare l’unione ci si può appellare ai principi del nostro ordinamento giuridico come quelle che puniscono l’omissione o il rifiuto di atti d’ufficio da parte di un pubblico ufficiale”. Dunque la legge secondo Arcigay cancella la coscienza e chi non si assoggetta merita di essere perseguito penalmente. Stesse tonalità dai grillini che dicono: “Ricordiamo al Sindaco che, una volta eletto, è suo dovere garantire il rispetto dei diritti sanciti dalla Costituzione e dalla legge, che non prevede l’obiezione di coscienza”.
Mi viene sempre da citare Gianfranco Amato quando ricorda che Rosa Parks si sedette sull’autobus nella zona riservata ai bianchi e le leggi segregazioniste erano contro di lei. Ma lei, afroamericana, si sedette proprio lì. Venne arrestata, incarcerata, le leggi segregazioniste non prevedevano obiezione di coscienza. Ma oggi il mondo ricorda Rosa Parks e non i suoi carcerieri che avevano la legge dalla loro parte, ricorda la battaglia di chi non si è piegato e non l’ingiustizia profonda di chi aveva dalla sua parte i tribunali dell’umana e dunque fallibile giustizia dei codicilli. Questi ignoranti che pensano che la legge debba prevedere l’obiezione di coscienza altrimenti la coscienza va cancellata, non hanno conosciuto le infinite resistenze contro le leggi ingiuste che hanno provocato il progresso dell’umanità quando sembrava che l’aria tirasse da tutt’altra parte. Le lotta per la libertà si combattono così, stando “dalla parte del torto” come amavano dire una volta quei campioni della libertà che invecchiando sono diventati solo acidi ammiratori del tintinnare delle manette. Lo vorrebbero in ceppi, il sindaco Serafino, esposto al pubblico ludibrio e incarcerato per aver osato resistere alla legge della signora Cirinnà. Ma lui resisterà, ne sono sicuro. E noi con lui.
In Polonia il Parlamento ha approvato norme restrittive contro l’aborto, in Messico una marea umana si è nuovamente riversata per le strade in difesa della famiglia naturale, in Slovenia il referendum contro il matrimonio gay è stato vinto, negli Stati Uniti il dibattito sui principi non negoziabili è più vivo che mai anche in questa campagna presidenziale. Un refolo di vento di libertà si alza da più parti nel mondo. Il sindaco di Favria ha contribuito con coraggio alla costruzione di questa speranza.
Ora e sempre, resistenza.