Massimo Franco sul Corriere della Sera firma oggi una pagina in cui attacca a freddo Massimo Gandolfini e le ragioni del no del popolo del family day al referendum costituzionale, definendole “evidentemente strumentali” e basate sulla finalità di “farla pagare” a Matteo Renzi per via della legge sulle unioni gay. Ho sufficientemente criticato gli errori di Gandolfini in questi mesi (ne commettiamo tutti) per chiedervi di non credere a una parola di quanto scritto da Massimo Franco, specializzato ormai in paginate in cui punta a dividere il mondo cattolico in buoni e cattivi, in cui i buoni sono quelli vicini al centrosinistra e i cattivi i “tradizionalisti”. Analisi che superficiale è dir poco e francamente anche in cattiva fede. Conosco abbastanza Gandolfini per essere certo che il suo no al referendum è, nel profondo della sua coscienza, radicati in ragioni di merito. Si batte in giro per l’Italia per far valere una sua convinzione e questa sua passione civile andrebbe solo rispettata. A Massimo Franco posso fornire un lungo elenco di sostenitori del sì all’interno della Chiesa e del mondo cattolico per i quali quel sì è, invece, certamente strumentale, a difesa della propria “roba” e del rapporto con il potere costituito. Il Corriere della Sera deve rispetto ad una battaglia di opposizione al potere costituito e non deve permettersi di definire “evidentemente strumentali” le sue ragioni, perché scrive parole false e irrispettose. Gandolfini e il popolo del family day non le merita.
Il Popolo della Famiglia ha deliberato il suo no al referendum votando all’unanimità questa posizione all’assemblea nazionale dell’11 giugno scorso. Tendiamo a fidarci più della Costituzione scritta dalla convergenze delle intelligenze di Alcide De Gasperi, Aldo Moro, Giuseppe Dossetti, Benedetto Croce, Palmiro Togliatti, Sandro Pertini, Nilde Iotti e Pietro Nenni rispetto a quella nata dal connubio tra Maria Elena Boschi e Denis Verdini. I quaranta articoli che tolgono potere agli enti locali, centralizzano di nuovo tutto, sbrindellano il bicameralismo perfetto per ottenere un monocameralismo di fatto ma ibrido e caotico, inventando un Senato non eletto e dal ruolo indefinito, sono un pastrocchio. Ci sono anche delle cose buone, intendiamoci, nella riforma costituzionale. Ma ci chiedono un voto complessivo semplificato sui quaranta articoli della riscrittura e il voto non può che essere contrario nel merito. Questa è la posizione del Popolo della Famiglia ed è assolutamente sovrapponibile alle ragioni espresse pubblicamente da Massimo Gandolfini.
Non voglio eludere però il punto posto da Massimo Franco: votiamo no per “farla pagare” a Matteo Renzi? Alcuni miei amici srotolarono uno striscione al Circo Massimo il 30 gennaio scorso e c’era scritto: #RENZICIRICORDEREMO. Lo citai subito nel mio intervento davanti a quella folla sterminata perché in quella frase hashtaggata veniva inviata una posizione politica all’inquilino di Palazzo Chigi, finalmente la piazza assumeva contorni politici. Nei giorni e nelle settimane successive Renzi espresse forte fastidio per quelle striscione e quelle parole, perché Renzi capisce solo la logica dei rapporti di forza e aveva capito che quel popolo che lui stava tradendo avrebbe covato risentimento che si sarebbe riversato su di lui alla prima occasione utile, perché l’apostasia in politica si paga e se nel 2007 sei tra i sostenitori del Family Day e nel 2016 sei tra i detrattori che se ne fanno beffe, il cambio di casacca non può che portarti danno. A Massimo Franco vorrei spiegare che queste non possono essere considerate “finalità evidentemente strumentali”. La formazione del consenso in politica tra i cittadini passa attraverso la modalità con cui i governanti rispondono alle proprie richieste. Se un popolo che si è convocato in piazza due volte nel corsi di sei mesi è stato tradito, ignorato, persino ingannato dai propri rappresentanti (Renzi e Alfano sono due cattolici, il secondo si era fatto con Maurizio Lupi garante delle ragioni del popolo del family day con un incontro con Gandolfini tre ore prima del Circo Massimo, venti giorni dopo votavano la fiducia posta sul ddl Cirinnà), come dovrebbero costoro essere valutati da quel popolo, caro Franco? Ovviamente aver votato quella legge, evitando qualsiasi incontro con i rappresentanti della piazza, aver dichiarato solennemente di aver preferito la Costituzione al Vangelo (quando comunque si è tradito l’una e l’altro), aver addirittura posto la fiducia in Parlamento su un voto tipicamente di coscienza quando poche settimane prima si dichiarava solennemente davanti alla stampa tutta riunita nella conferenza stampa di fine anno che mai il governo lo avrebbe fatto, ovviamente tutti questi comportamenti costituiscono ragione sufficiente per non fidarsi di Matteo Renzi e della sua idea di democrazia. Che ne farebbe del vastissimo potere che deriverebbe da una sua vittoria referendaria che sarebbe preludio a una tornata elettorale con l’Italicum che gli assegnerebbe mano libera su una Camera asservita? Monica Cirinnà ce l’ha già spiegato: se passa il sì passano il matrimonio gay e ogni forma di omogenitorialità. Ivan Scalfarotto ha aggiunto le altre priorità: eutanasia e droga libera. Volete che il popolo del family day davanti a tutto questo possa votare sì? Massimo Franco, non sono ragioni strumentali, sono ragioni politiche. Renzi ha tradito il popolo da cui pure proveniva e per questo perderà la battaglia della vita, su una riforma sbagliata. Si correrà sul filo di poche centinaia di migliaia di voti e quelli che gli mancheranno saranno proprio quelli di alcuni che gli erano amici e ora non gli credono più, come quello del sottoscritto. Queste ragioni vanno politicamente rispettate. So bene che il Corriere della Sera di Stefano Fontana e Massimo Franco, come la Repubblica di Mario Calabresi non condivide questa posizione. Ma il rispetto lo si deve, alle posizioni di Massimo Gandolfini e del Family Day e del Popolo della Famiglia che voteranno no per decisione politica consapevole e motivata, non per ragioni “evidentemente strumentali”. Quelle appartengono ad altri.
POST SCRIPTUM: Devo essere rimasto in qualche database mescolato a degli amici del Cammino e ho ricevuto come molti un invito firmato da Massimo Gandolfini a sostenere il neonato quotidiano La Verità, diretto da Maurizio Belpietro, a cui vanno i miei migliori auguri. Si scrive che “il quotidiano nasce dai nostri valori” e dunque bisogna sostenerne “fortemente” la diffusione. Avete provato a chiedere a Maurizio Belpietro, Giampaolo Pansa, Luca Telese (le firme di peso del nuovo quotidiano) cosa pensano di eutanasia, aborto, unioni gay, utero in affitto? Luca Telese su Libero diretto da Maurizio Belpietro non più tardi di qualche mesi fa scriveva lunghissimi articoli di esagitato elogio a Nichi Vendola e alla pratica dell’utero in affitto. Traggo dall’articolo di Telese sul quotidiano allora diretto da Belpietro, articolo intitolato “Nichi sarà un grande papà”: “Solo un matto può voler togliere i (loro) figli ai gay per darli a chissà chi. Ho imparato dalle adozioni più felici che i figli sono di chi li cresce. Dalle famiglie arcobaleno che sono di chi li ama. Loro li amano come e più di noi perché li hanno voluti contro tutto e tutti”. Caro Gandolfini, su La Verità sarete ospitati, il tuo biografo ufficiale è il braccio destro di Belpietro, ma si continua a ripetere l’errore fatto andando a portare l’acqua alla convention di Stefano Parisi. Questa è gente senza popolo, che vuole usare quello di cui tu sei portavoce. Come da Parisi ti fanno parlare, ma a patto di non parlare di unioni gay e omogenitorialtà, perché il padrone di casa è a favore delle adozioni per gli omosessuali. Così su La Verità alcuni amici e amiche troveranno spazio, ma la verità è una sola e se comanda chi non ha nessuna intenzione di schierarsi contro i falsi miti di progresso, contro eutanasia e aborto, unioni gay e utero in affitto, anzi ne sono proprio i principali agit-prop, a che vale avere qualche spazio per un articolo ogni tanto? A veder pagata qualche fattura? Caro Gandolfini, la questione resta sempre una: torniamo uniti nella verità, quella vera, non quella che cerca padrone. Perché se comandano gli altri non sarà mai casa nostra, né un giornale né un partito. E dei database dei tuoi amici del Cammino puoi fare un uso migliore.