L’UNICO VOTO UTILE

31 Maggio 2016 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Domenica 5 giugno potremo esprimere un unico voto e sarà bene non sprecarlo. Non sono mai stato refrattario alla retorica del “voto utile”, ha una sua ragionevolezza. Più semplicemente un grande maestro mi spiegò un giorno che bisogna andare a votare “come se il tuo voto fosse quello decisivo per l’esito delle elezioni”. Mi sono formato con questa convinzione e a questa lezione sono stato fedele: sono sempre andato a votare tracciando la croce sul simbolo che avrei voluto veder prevalere alle elezioni, senza fare calcoli di convenienza o facendomi guidare dai pronostici.
Ho sempre guardato il contesto, questo sì. Anche stavolta la premessa è studiare quel che è accaduto per decidere. Ho trascorso gli ultimi tre anni della mia in una battaglia molto complessa per la vita e la famiglia “contro i falsi miti di progresso”. Ho scritto un libro, ho tenuto centinaia e centinaia di convegni in ogni angolo del paese, ho parlato in decine di trasmissioni televisive e radiofoniche e una l’ho ideata e condotta a Radio Maria, ho partecipato alle mobilitazioni collettive contro il gender nelle scuole (20 giugno 2015, piazza San Giovanni) e contro il ddl Cirinnà (30 gennaio 2016, Circo Massimo). Insomma sono stato tra quei milioni di italiani che hanno visto avanzare pericolose politiche antifamiliste, portatrici di una visione antropologica che vuole trasformare le persone in cose, che parte dall’unione gay con gli uteri affittati e i bambini comprati per arrivare alla devastazione dell’istituto matrimoniale, alla “normalizzazione” espansiva della pratica abortiva, alla droga libera, all’eutanasia. Se questo è il contesto considero prioritario fermare quest’onda. Milioni di persone considerano pericolosa la società della denatalità, della famiglia destrutturata, della vittoria della cultura dello scarto, dell’ideologia gender che si espande dai canali dei mezzi di comunicazione fino a tutte le scuole, a partire da quelle dell’infanzia.
Lo strumento che abbiamo è il voto e deve essere dunque un voto utile a fermare quest’onda. L’offerta politica per chi ha questa esigenza è davvero scarsa. Tutto il centrosinistra e la sinistra e il Movimento Cinque Stelle sono preda dell’ubriacatura antifamilista, festeggiano divorzio breve e unioni omosessuali, trovano intese preoccupanti sulla droga libera, celebrano Marco Pannella come fosse un Padre della Patria dimostrando che aveva ragione Augusto Del Noce segnalando la trasformazione dei marxisti in individualisti, del fu Pci in un partito radicale di massa. I grillini, poi, sono peggio e propongono persino matrimoni plurimi e sei genitori a figlio, con una puntatina del deputato Sibilia dalle parti del “matrimonio interspecie”. A destra vince la confusione, con un Berlusconi ormai dominato dalla fanatica iscritta all’Arcigay Francesca Pascale e i ballerini alleati Meloni e Salvini sempre oscillanti tra le concessioni allo spirito del tempo (“le unioni gay? Le celebrerò, sono una legge dello Stato”; “la pillola Ru486? Da somministrare nell’ambito della 194”, disse Giorgia) e qualche barbara scivolata sul papponaggio di Stato sul corpo delle prostitute, invece di lavorare alla loro liberazione secondo la lezione di don Oreste Benzi e della comunità Giovanni XXIII.
E i cattolici? Quelli sparsi a far da “lievito” nei partiti? Semplicemente hanno preso i principi non negoziabili della difesa della vita e della famiglia, decidendo di aprirci un negozio e venderseli per trenta denari. Così quello che per trent’anni non era riuscito ai pochissimi eletti lgbt, ora è stato compiuto per mano dei cattolici del centrosinistra (Renzi), dei cattolici del centrodestra (Alfano e verdiniani più altri di Forza Italia), con la firma complice del sempre più ornamentale presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. In queste amministrative i cattolici si vergognano, hanno fatto sparire i loro ultimi residuali simboli (Ncd, Udc, Popolari per l’Italia) per nascondersi in qualche listarella civica e lucrare l’eletto con le preferenze.
Allora, a chi può dare utilmente il proprio voto una persona che come me ha trascorso gli ultimi anni della sua vita a provare a fermare a mani nude gli incipienti falsi miti di progresso, dopo la sconfitta sul ddl Cirinnà e con il rischio che ora in pochissimo tempo la diga crolli e avanzino una raffica di normative che travolgerebbe quel che resta dei nostri valori?
L’unico voto utile è al Popolo della Famiglia, lo è oggettivamente, non solo perché vi sono personalmente coinvolto. Certamente è il voto più inviso ai laicisti, che lasciano traccia del loro odio nei nostri confronti in ogni riga sui social network prodotta dal PdF o che lo riguardi. Poi è il voto che modificherebbe concretamente gli equilibri politici: un Popolo della Famiglia a percentuali importanti sarebbe letto come una risposta immediata e dura alla legge sulle unioni gay imposta con tanta violenza, farebbe riflettere subito sull’opportunità di procedere con l’approvazione delle altre leggi antifamiliste e portatrici di falsi miti di progresso. Solo e soltanto il voto al Popolo della Famiglia avrebbe questo effetto, qualsiasi altro voto è già digerito dal sistema e un PdF debole starebbe a significare l’irrilevanza politica di una piattaforma costruita sui principi non negoziabili, dando ragione a chi li ha negoziati.
L’unico voto utile è quello dato al Popolo della Famiglia domenica 5 giugno 2016 perché sarà la costruzione di un primo passo che lo metterà in grado di essere determinante in vista delle elezioni politiche che con ogni probabilità si terranno nel 2017. Con l’Italicum una forza come il Popolo della Famiglia, realmente autonoma e non aggregabile ai carrozzoni esistenti del centrodestra e del centrosinistra, sarà l’ago della bilancia che deciderà l’esito delle elezioni e chi governerà il paese. Sa sarà da subito una forza robusta e capace di rafforzarsi nel 2017 potrà imporre uomini e temi derivanti dalla difesa dei principi non negoziabili e da questa lunga battaglia contro il dilagare delle leggi imperniate sui falsi miti di progresso, tirando efficacemente il freno di un’Italia altrimenti avviata verso il baratro nichilista.
L’unico voto utile è quello che salva l’Italia dal suo sprofondare verso il nulla, al ballottaggio del 19 giugno vota chi vuoi, ma al primo turno del 5 giugno è fondamentale il tuo voto alle ragioni forti del Popolo della Famiglia. Il mio, si sa, lo avrà. Il Signore benedica questa nostra durissima fatica, lo sguardo benevolo della Vergine Maria si rivolga a noi e ci faccia specchiare in un risultato che possa essere letto come un momento di svolta per l’Italia che altrimenti vedrà l’abisso.