NON C’ENTRA L’ANPI, NON C’ENTRA CASA POUND

23 Maggio 2016 Mario Adinolfi
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, Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

Si fa un gran vociare sul referendum costituzionale chiamando in causa la Resistenza e il fascismo, Berlinguer e Casa Pound, il rosso e il nero. Di solito in Italia si fa così quando non si è letto nulla del testo in discussione. Forse andrà spiegato più prosaicamente che a ottobre saremo chiamati a decidere sulla riscrittura di 40 (quaranta) articoli di una Costituzione che ne conta 139. La finalità ultima della riscrittura è cancellare il bicameralismo perfetto e, nel combinato disposto con l’Italicum, assegnare sostanzialmente tutto il potere a chi vince le elezioni politiche. Chi vota sì vota per una sola Camera che assegna la fiducia e procedure certamente più snelle per votare le leggi. Il che vuol dire che basterà organizzare una campagna mediatica ben orchestrata, che so, su un novello caso Welby o un caso Eluana ed oplà si potrà far votare rapidamente a una Camera sola la legge sull’eutanasia. O sul divorzio lampo o sulla droga libera o quella bella legge Scalfarotto che punta a mandare in galera per sei anni gli oppositori del matrimonio omosessuale. Normativa che in questa legislatura, per l’appunto, è stata approvata solo alla Camera, arenandosi al Senato. Con la nuova Costituzione, avrebbe già mandato in carcere un po’ di noi. Poi per il presidente della Repubblica voteranno 730 grandi elettori e basterà la maggioranza dei tre quinti, cioè 438 voti. Il Pd renziano vincente post-referendario ne avrebbe più di 400, deciderà insomma anche il Capo dello Stato e se lo sceglierà obbediente. Poi potrà nominare 5 giudici della Corte Costituzionale. Già controlla la Rai e tutte le nomine pubbliche, compresi polizia e servizi segreti. E qui discutiamo dell’Anpi? Sul presente tutti tranquilli?