SE LA POLITICA E’ SOLO RESA DEI CONTI

18 Marzo 2016 Mario Adinolfi
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Il Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi

L’ultima immagine è quella del congresso dei giovani del Partito democratico di Napoli, sospeso perché le varie fazioni interne hanno preso a picchiarsi fisicamente. I giovani, il futuro della politica. Ragazzi attizzati dalla guerra delle primarie nel capoluogo campano, quelle per capirci con i voti comprati sfacciatamente sotto l’occhio delle telecamere, a sfregiare per l’ennesima volta lo strumento delle primarie che se non regolato per legge diventerà sempre di più una cloaca.
Dal centrodestra non emerge un quadra più sereno: Matteo Salvini legittimamente decide di far saltare il banco, si allea con Giorgia Meloni, affonda i candidati unitari precedentemente decisi in tutta Italia e offre all’elettorato una coalizione ormai balcanizzata. A Roma in particolare si assisterà ad un congresso di Alleanza nazionale: la vecchia destra sociale di Storace, contro Gasparri che resta un berluscones e dunque appoggia Bertolaso, contro la stessa Meloni appoggiata da Rampelli, contro Marchini che ha con sé altri due colonnelli storici del partito che fu di Gianfranco Fini, che sono Augello e Piso. A Torino la mossa leghista è servita ad affondare un bravo signore che si chiama Osvaldo Napoli, forzitalico della prima ora, adesso esposto al ludibrio di una coalizione che non c’è più e che nella componente “lepenista” ora si orienta su uno sconosciuto notaio inventato dalla sera alla mattina candidato sindaco.
Persino il cielo del Movimento Cinque Stelle non è immune da questi chiari di luna: Dario Fo e altri militanti affondano la candidata sindaco designata a Milano, operando una pressione che schianta una non professionista della politica, definita da alcuni dei suoi “casalinga e grassa” per fiaccarne l’autostima. Violenza pura. A Roma tre candidati esclusi dalle “comunarie” pentastellate fanno addirittura causa civile a Beppe Grillo, accusato sostanzialmente di essere un despota che decide con un’alzata di sopracciglio chi è legittimato a concorrere per le cariche elettive e chi no. Con la dialettica politica interna portata nelle aule delle tribunali si chiude il cerchio, aperto dalle botte che si sono dati i giovani democratici napoletani.
Lo spettacolo che offre la politica è sconsolante. Tra poche settimane si voterà per elezioni amministrative determinanti che dovranno offrire soluzioni al disagio che si fa degrado in piccole e grandi città del nostro paese. Se i partiti, i soliti partiti, non sanno essere altro che luogo della resa dei conti tra fazioni per l’ottenimento del potere, il risultato non potrà che essere lo sfascio che abbiamo sotto i nostri occhi. Perché il bene comune non interessa a nessuno, a ciascuno interessa solo il bene proprio. E in questa ottica si capisce bene perché Roma abbia 14 miliardi di euro di debito e sia sostanzialmente ingovernabile, Napoli sia nelle condizioni che tutti conosciamo e persino a Bolzano si siano quasi picchiati in aula approvando poche settimane fa la nuova legge elettorale per le amministrative. Il bene comune sparisce dai radar degli obiettivi di politici così.
In giro per l’Italia intanto si stanno tenendo le riunioni costitutive del Popolo della Famiglia per le liste locali e ad alcune partecipo personalmente. Si fa notte inoltrata discutendo quantificazioni del bonus bebè comunale per sostenere la natalità, si leggono i bilanci amministrativi per guardare dove trovare le risorse, si organizza la mobilitazione del 21 marzo giornata di sostegno alle persone con sindrome di Down per trovare nelle pieghe degli sprechi delle amministrazioni 5.000 euro da dare ad ogni mamma che metterà al mondo un bimbo affetto da trisomia 21 anziché scegliere l’aborto, perché si fa fatica all’inizio e un sostegno concreto è un modo per combattere davvero le scelte contro la vita. Poi studiamo i conti delle municipalizzate, ci chiediamo perché i cittadini romani paghino la tassa sui rifiuti più alta d’Italia e poi abbiano servizi non corrispondenti al salasso subito. Parliamo con concretezza di trasporto pubblico locale, di efficentamento delle risorse energetiche, di ambiente e blocco delle cementificazioni, di recupero del già costruito, di sicurezza, di scuola e ovviamente di diritti e sostegni alla famiglia, specie a quella numerosa che è a perenne rischio povertà, a partire dalla questione casa, a partire dai giovani che si vogliono sposare. A partire sempre dai bisogni dei più deboli: bambini, anziani, disabili.
Non sono ancora riuscito ad assistere in una riunione del Popolo della Famiglia ad una lite per un posto in lista o per un ruolo da assumere. Sono quasi infastidito, so che in politica liti di questo genere sono fisiologiche. Nel Pdf non si riesce a fare un minuto di discussione su questo. C’è una straordinaria comunione con Giovanna Arminio
che sarà la prima nostra candidata a misurarsi con il voto a Bolzano (regione autonoma, si va alle urne l’8 maggio, data già fissata a differenza del resto d’Italia), che è diventata un simbolo di un impegno che passa attraverso donne e uomini che in totale generosità e assoluta dedizione al bene comune si stanno proponendo come alternativa alla solita politica intesa come eterna resa dei conti. La politica, diceva Paolo VI, è la forma più alta di carità. Purtroppo, può essere anche la più infima forma di miseria umana, quando si tramuta in potere per il potere.
Alla base del degrado anche morale del Paese, c’è il degrado della politica che non è solo quello della corruzione materiale, delle unioni civili votate con il consenso determinante di un senatore giudicato corrotto anche per recente sentenza. E’ un degrado più sottile, che è quello di aver tramutato tutto in rissa tra clan che non ricordano più neanche le ragioni per cui hanno cominciato a impegnarsi in quel contesto così delicato che è l’agone democratico.
Bisogna ricordarlo sempre, invece, per ricostruire una dimensione etica della politica. L’impegno deve essere cooperazione umile al bene comune, ognuno partendo dal proprio punto di vista. Per noi la parola chiave è famiglia e la offriamo ai cittadini come alternativa a dover sostenere interessi che non sono i loro.