La Lombardia sana la sanità con un formigoniano

16 Giugno 2020 Mirko de Carli
, Circoli, Il Popolo della Famiglia, Lombardia, Mirko de Carli

Come dichiarato da alcuni consiglieri dell’opposizione presenti nel Consiglio regionale lombardo con la nomina, da parte del Governatore Fontana, di Marco Trivelli alla direzione generale dell’assessorato al Welfare si consegna nuovamente in mano a un uomo della stagione formigoniana la guida della sanità lombarda dopo le evidenti carenze e problematicità emerse durante la difficile gestione della pandemia da Covid-19. D’altronde siamo stati tra i primi a dirlo con nettezza: se la sanità della Lombardia è passata dai primi posti continuativi nelle classifiche nazionali durante gli anni a guida Formigoni all’ottavo/nono posto degli ultimi anni significa che qualche errore governativo si è verificato. I problemi noi li abbiamo rintracciati precisamente nella riforma della sanità varata nel 2015 dall’allora Presidente Maroni con cui si è dato il via allo smantellamento di tutta la medicina del territorio appaltando agli ospedali (statali e privati) la gestione dei servizi da garantire con la cosiddetta “medicina di prossimità”: una scelta errata che ha portato a commettere l’errore di ospedalizzate i malati Covid-19 diffondendo su larga scala il contagio in tutta la Regione e di conseguenza nel paese.

La politica però non è fatta d’inchiesta giudiziarie che dettano le scelte strategiche di governo, anche se (troppo) spesso orientano le agende di chi governo in base alle azioni della magistratura, bensì di nomine che certificano le scelte che si intendono assumere e la sostituzione di Luigi Cajazzo con Marco Trivelli alla direzione generale del Welfare lombardo offre un doppio segnale che occorre evidenziare: primo, pone in essere una sorta di “commissariamento” della figura dell’assessore Gallera su cui si addensano da tempo le nuvole più scure delle polemiche nazionali e, secondo, fa volgere al termine la stagione della “discontinuità” con la presenza della classe dirigente formatasi durante i 17 anni a guida Formigoni, riconfermando dunque la bontà di quella stagione e smontando ogni retorica ideologica che da sempre cerca di affibbiare agli “uomini” del Celeste l’etichetta di “utili idioti” raccomandati dal capo.

Così non è e lo si può evincere dai dati che certificano la qualità della sanità lombarda di quegli anni e dalla qualità di tutte le donne ed uomini cresciuti e promossi da Formigoni che ancora oggi sono esempi virtuosi di eccellenza manageriale e professionale. Riprendendo il filo del discorso a Formigoni si poteva contestare tutto tranne la qualità e competenza della classe dirigente che lo assisteva: a dirlo non sono fans ciellini ma consiglieri in carica di opposizione che siedono tra i banchi dell’Assemblea regionale lombarda.

Adesso su Trivelli ci saranno inevitabilmente i riflettori accessi di tutta la stampa che da settimane chiede la testa di Fontana e vorrebbe aprire la stagione di caccia in Regione Lombardia per provare a rendere contendibile il governo regionale più potente d’Italia, dato che circa il 23% del Pil nazionale si produce nelle province lombarde. Se, da un lato, testate come Il Nuovo Fatto Quotidiano con firme come Gad Lerner non possono che confermare gli assunti che vi ho appena illustrato sicuramente non mancheranno bordate da Travaglio e soci quando Trivelli comincerà a “mettere mano” al necessario smantellamento della riforma Maroni. Noi saremo qui per “portare luce dove c’è ombra”, per dirla alla Havel, e per far parlare i fatti e i numeri e non le versioni ad alto tasso ideologico di chi specula sui morti per fare campagna elettorale in un territorio dove per decenni non ha mai toccato palla.