Non c’è niente da fare: le rimpatriate ridanno la carica e rimettono l’allegria. Sia le rimpatriate coi vecchi compagni di scuola, sia quelle con tutti i cugini e parenti che non vedi da una vita, sia quelle coi compagni di gioco di un tempo. Il fatto di rivedersi dopo tanto tempo e ritrovare quella sintonia, quelle battute, quella serenità del tempo passato, ti rinfranca l’anima, nonché lo spirito. Lo stesso vale per le Assemblee del Popolo della Famiglia. Ritrovarsi a distanza di mesi, con il lavoro per il Movimento svolto più o meno bene o più o meno proficuamente, ma con tutto l’ impegno e l’amore possibile, rivedere persone conosciute l’anno prima, o conoscerne di nuove; condividere con tutti loro gli sforzi, le delusioni, le sconfitte ma anche le soddisfazioni e le vittorie come pure le sofferenze, tutto questo rinforza lo spirito, rinnova l’allegria e rigerera l’impegno.
Ecco, appena terminata la IV assemblea del Popolo della Famiglia, dedicata all’appello ai nuovi ed attuali Liberi e Forti di don Sturzo, ho pensato che ne è valsa la pena essermi alzata alle 5.00 per prendere il treno e lasciare mio marito e i miei figli a casa. Ne è valsa la pena perché in questo periodo denso di tante cose che mi hanno un po’ affaticato, avevo bisogno di una bella rimpatriata. E così accogliendo il suggerimento di Giovanni Marcotullio a non demordere quando uno non si sente capace di fare o di dire, ho ripensato ad uno scritto che di getto ho buttato giù pochi giorni dopo che il Popolo della Famiglia ha presentato il progetto di legge di iniziativa popolare per il Reddito di Maternità. Progetto che io ritengo fenomenale, e che secondo me è talmente scontato da risultare rivoluzionario. Scontato perché il ruolo della donna che accudisce i figli e che in via esclusiva si dedica alla famiglia ed alla loro educazione è fondamentale e degno di una degna retribuzione.
Da piccola, a parte nella prima infanzia quando sognavo di fare la veterinaria, nel momento in cui mi chiedevano cosa volessi fare da grande, rispondevo la mamma e la casalinga.
E avrei voluto sposarmi giovane ed avere tanti figli. Ma siccome i Suoi pensieri non sono i nostri pensieri (e men che meno i miei!) mi sono sposata a 33 anni e sono diventata mamma a 35, 37, 41 e 43 (e sono convinta di esserlo diventata anche a 45 anche se per pochi giorni! – il mio terzo ed il mio quarto bimbo sono già Santi in Paradiso).
Quindi sono donna, moglie, mamma ed impiegata.
Quando ho scoperto di aspettare il mio primo bimbo, mi sono subito precipitata sicura dal mio datore di lavoro, annunciandole la mia intenzione di rimanere a casa in maternità facoltativa per un anno, appunto perché avevo il desiderio di accudire e di godermi il mio bambino.
Poi purtroppo però, parlando col commercialista, ho realizzato che il mio stipendio si sarebbe ridotto al 30% e siccome in quel periodo il mio stipendio era l’unico su cui si poteva contare, a malincuore e con la coda tra le gambe, ho comunicato al mio capo che avrei dovuto rinunciare al mio desiderio e quindi ho ripreso a lavorare quando mio figlio aveva 4 mesi (perché “fortunatamente” ho potuto lavorare fino all’ottavo mese di gravidanza).
Se il Reddito di Maternità fosse stato legge, non ci avrei pensato due volte ad usufruirne!!!
E non mi sarei sentita lesa nella mia dignità di donna emancipata, di donna che lavora… Avrei goduto del mio essere donna mamma.
Sarei stata a casa coi miei bimbi per otto anni.
Senza impazzire per “sistemarli” ogni giorno, senza sentirmi in colpa per dover farmi aiutare dai miei genitori o dai miei suoceri (che comunque sono sempre stati e lo sono tutt’ora un Dono ed una manna dal cielo), senza sentirmi in colpa con le colleghe quando i bimbi stavano male e almeno il primo giorno dovevo (e volevo!) stare con loro.
Senza arrovellarmi per far sì che ci fosse sempre qualcuno con loro in caso di sciopero a scuola o della sua chiusura oppure in caso di loro malattia.
Senza dover chiedere ogni giorno cosa hanno pranzato per inventarmi qualcosa di alternativo per cena.
Senza elemosinare un permesso per poter assistere alle recite scolastiche (e io devo ammettere che ho un datore di lavoro molto comprensiva, forse dato dal fatto che anche lei è mamma).
Io dico che la donna che lavora fa fatica il doppio a fare le cose e a far conciliare tutto: marito, figli, casa, lavoro, scuola, medico, pallone, catechismo, Popolo della Famiglia… (anche se io d’altro canto ho un marito che mi da una mano grandissima in casa, in baffo al gender!)
Io dico, pure, che una mamma casalinga, che si dedica esclusivamente alla famiglia, fa una gran fatica. Tutto il giorno a contatto con i figli e la casa, senza avere quel diversivo che comunque può essere il lavoro.
E quando sento rispondere alla domanda “che lavoro fai?” “Oh niente, sono casalinga”, penso che sia mortificare il proprio ruolo.
Il ruolo di genitore è difficile e lo sappiamo tutti.
Quando davanti alla scuola sento le mamme che parlano dei compiti dei figli e sanno per filo e per segno quali avevano da fare, l’orario scolastico giorno per giorno e le interrogazioni, mi sento inadeguata, perché io i miei bimbi li rivedo a pomeriggio inoltrato e quasi sempre hanno già studiato.
La mamma è un ruolo che va riconosciuto. È un ruolo che una donna deve essere libera di scegliere.
Una donna deve essere messa in grado di poter accudire la famiglia e la casa, se lo desidera, garantendole un sussidio che la possa sostenere nelle difficoltà (vedi la ragazza madre, la donna che magari ha un marito od un compagno che non lavora, la donna che vuole finire di studiare, la donna indigente che pensa di non poter sostenere una nuova vita…)
Il Reddito di Maternità è importante anche per i figli.
Siccome non si fanno più figli, e il motivo economico è una delle principali cause, € 1.000,00 mensili dalla nascita (o dalla adozione) fino all’ottavo anno del bambino, che si rinnova ad ogni nascita (od adozione) e con la venuta del 4° figlio o di un figlio disabile diventa un vitalizio, penso sia un deterrente meraviglioso alla piaga dell’aborto e conseguentemente alla denatalita’.
€ 1.000,00 al mese possono riaccendere l’economia perché la mamma che non ha mai lavorato (e che magari si sente anche in difficoltà a chiedere i soldi al marito o compagno), si ritrova con € 96.000,00 in otto anni da poter spendere per il bambino ma anche per se stessa e per la sua famiglia, andando a mangiare una pizza, andando al cinema, facendo acquisti…
La donna invece che lavora, potrà scegliere liberamente se stare a casa o meno. Ma sa che se lascia il lavoro avrà lo stesso un’entrata e la possibilità, magari, di potersi pagare i contributi ai fini pensionistici.
La donna che invece vuole lavorare (per mille ragioni) sarà libera di farlo e non usufruira’ del Reddito di Maternità; agirà secondo quanto stabilito dal proprio contratto.
La donna può fare qualsiasi cosa, andare sulla luna, vincere premi, avere carriera, condurre Master Chef, veder cambiata la grammatica denominandola “sindaca “ o “ministra”, può avere persino gli “attributi” maschili ed essere chiamata donna, ma è strano che desideri fare la mamma.
Paradossalmente la donna può fare la prostituta (e dovrebbe pure aprire la partita IVA), ma è assurdo che scelga di fare la mamma.
Se questa è la giostra, io voglio scendere.
Anzi no, se questa è la giostra, è bene che si vada a firmare per poter presentare la proposta di legge di iniziativa popolare del Popolo della Famiglia : il Reddito di Maternità.
Non scendiamo, ma investiamo sul futuro.
Investiamo sui nostri figli.
Fonte: La Croce Quotidiano